Si definisce frequenza respiratoria o altrimenti Controllo della respirazione Milano il numero di respiri compiuti da un individuo nell’arco di un minuto.
ogni singolo ciclo respiratorio è composto da una fase di inspirazione (un po’ più corta) e da una fase espiratoria, oltre a due pause di cui una brevissima al termine dell’inspirazione e una più lunga (circa 1/5 della durata totale dell’atto) al termine dell’espirazione. la frequenza respiratoria a riposo è di 12-16 atti al minuto. durante l’esercizio fisico strenuo tale frequenza può arrivare sino a 35-45 respiri al minuto. non a caso, negli aumenti di frequenza cardiaca si ha un parallelo rialzo della frequenza respiratoria, con una relazione di circa un atto respiratorio ogni 4-5 contrazioni cardiache. bambini e neonati nel neonato e per tutto il primo anno di età, la frequenza respiratoria è di circa 44 atti al minuto; successivamente diminuisce in maniera progressiva, tanto che a 5 anni è pari a circa 20-25 respiri al minuto.
nell’adulto, come anticipato, si attesta intorno ai 14 cicli respiratori al minuto ed aumenta nuovamente, anche se in misura modesta, nell’anziano. il volume di aria che entra ed esce dai polmoni durante un singolo atto respiratorio a riposo è chiamato volume corrente. moltiplicando questo dato per la frequenza respiratoria, si ottiene la cosiddetta ventilazione al minuto; per approfondire, vedi: spirometria.

cause di frequenza respiratoria alterata oltre che in relazione all’attività muscolare, i valori di frequenza respiratoria possono variare in relazione alla taglia corporea, all’età, al sesso, allo stato di salute, all’attività digestiva, alla temperatura ambientale e alla posizione corporea (diminuiscono in posizione orizzontale). superiore nelle donne rispetto agli uomini, la frequenza respiratoria aumenta anche negli stati febbrili e nelle condizioni addominali e toraciche che limitano la profondità del respiro.
si definisce tachipnea un aumento della frequenza respiratoria oltre i limiti fisiologici (> 20 cicli al minuto nell’adulto). la frequenza dei respiri aumenta anche in ambienti rarefatti di ossigeno, come quelli tipici dell’alta montagna. tachipnea e iperpnea in presenza di tachipnea (o polipnea) i respiri si fanno più brevi, mentre nella cosiddetta iperpnea gli atti aumentano di profondità (le due condizioni sono spesso – ma non necessariamente – associate).
oltre alle cause già citate, la tachipnea può accompagnare gli ultimi mesi di gravidanza, l’ipertiroidismo, l’anemia, lo scompenso cardiaco, la peritonite e le sindromi dolorose della pleura, del peritoneo o della parete toracica (in questi casi rappresenta un meccanismo compensatorio alla ridotta profondità del respiro, adottata dal malato per proteggersi dal dolore).
infine, per elementi di natura emozionale, durante l’esame obiettivo molti pazienti presentano frequenze respiratorie superiori a quelle abituali. bradipnea si definisce bradipnea un calo della frequenza respiratoria al di sotto dei limiti fisiologici (< 12 respiri al minuto nell’adulto, < 20/min nel bambino di 3-12 anni, < 25/min nel bambino di 1-3 anni, < 30/min sotto dell’anno di età). l’iperpnea è l’aumento della profondità degli atti respiratori, che si susseguono ad una normale frequenza. ne consegue un aumento della ventilazione polmonare, che di norma (nel soggetto adulto a riposo) è di circa 500 cc d’aria al minuto.
l’esempio più comune di iperpnea si ha fisiologicamente al termine di uno sforzo fisico. l’aumento della ventilazione polmonare, infatti, riflette una compensazione dei gas respiratori, che migliora l’ossigenazione del sangue ed allontana gli acidi. l’iperpnea si può osservare anche in stati tossici (es. abuso di alcol), metabolici (es. acidosi metabolica), infettivi (es. sepsi) e in caso di tensione emotiva.